Charlotte great & small

Charlotte great & small è il titolo della mostra curata dalla scrittrice americana Tracy Chevalier, tenutasi al Brontë Parsonage Museum di Haworth, in occasione del bicentenario dalla nascita di Charlotte. Dopo aver visitato per la prima volta il museo, Chevalier è rimasta fortemente colpita dai piccoli libri scritti a mano dai fratelli. «Everything seems small in her life, she herself was really tiny» osserva Chevalier in un’intervista fatta in occasione della mostra. Ma la personalità di Charlotte, sin da subito, si dimostra molto energica ed ambiziosa. È proprio da qui che parte la curiosa ricerca sullo scarto fra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo nel mondo di Charlotte Brontë. Questo particolare tema è stato analizzato tra gli altri artisti, da Serena Partridge, autrice di uno straordinario progetto intitolato Accessories.

Accessories di Serena Partridge: un delicato ricamo per Charlotte Brontë

Serena Partridge è una giovane artista inglese che lavora nel North Yorkshire. Lavora soprattutto con il ricamo: crea accessori, vestiti e oggetti di piccola scala ispirati ai costumi del passato e a quelli descritti all’interno dei romanzi. Serena usa una tecnica impeccabile: non solo inventa mondi immaginari e li rappresenta attraverso fili colorati e punti di ricamo, ma lo fa su superfici miniaturizzate. Il suo è un universo di piccola scala, in cui ogni oggetto che crea con le sue mani sembra appartenere ad una casa di bambola. Ma ciò che interessa di più a Partridge è non tanto lavorare sul piccolo, quanto sul gioco di inganni tra realtà e finzione.

Dietro Accessories si cela un’idea a dir poco geniale. Le teche del museo avevano al loro interno piccoli oggetti come scarpe, guanti, libricini di proprietà di Charlotte, corredati di perfette didascalie, con tanto di data e materiali. Ma la domanda che lo spettatore si poneva era questa: gli oggetti sono quelli originali di Charlotte o sono stati creati appositamente dall’artista? Ebbene, Partridge ha intenzionalmente creato una serie di reperti che potessero sembrare originali, ma che in realtà non lo sono. Non sono nemmeno copie: li ha dotati di didascalie “finte” per confondere lo spettatore, per fargli credere che fossero oggetti originali. Per quale motivo? Per creare un cortocircuito tra mondo immaginario e fonti storiche e reali. I lavori domestici e di cucito di Charlotte erano tanto limitati per la sua infinita immaginazione, ma alla fine, la fantasia ha preso il sopravvento.

Serena Patridge, Cuffia da notte di Charlotte Brontë

Serena Partridge ha voluto dimostrarlo attraverso alcuni formidabili oggetti, come la Cuffia da notte: la sua didascalia recita che si tratta di un ricamo di Charlotte, risalente al periodo di studio a Roe Head. «È stata decorata con diverse costellazioni invernali e con un sonnambulo che vaga al di sopra delle torri di un castello». Unendo finzione e realtà, Partridge immagina che Charlotte, durante gli studi a Roe Head, non si unisse mai agli altri nei momenti di relax. Di contro, però, inventava assurde e fantastiche storie di tempeste, fantasmi e sonnambuli che spaventavano e divertivano i compagni. Ecco che l’artista pone l’attenzione sull’enorme capacità immaginativa di Charlotte, nonostante i limiti ristretti di Haworth. Lo spettatore, non sapendo il gioco di finzione che c’è dietro, è intenzionato a credere a questa storia, che calza a pennello con la biografia di Charlotte.

Serena Partridge, Scarpe da lutto di Charlotte Brontë

Passiamo alle Scarpe da lutto. La “falsa” didascalia data il manufatto al 1850 e dichiara che Charlotte aveva riparato le sue minute scarpette con i capelli della sorella Emily, morta due anni prima, e le aveva ricamate con un rametto di erica, ricordo della brughiera. Partridge collega questo elemento di finzione alla realtà della vita di Charlotte, che in una lettera di quegli anni scrive quanto le mancasse camminare con le sorelle nella brughiera selvaggia e solcata dai venti, luogo di evasione e di sogni.

Ultimo, preziosissimo oggetto che ha attirato la nostra attenzione, è un paio di Guanti ricamati minuziosamente, datato al 1839. Partridge immagina che risalgano alla gita che Charlotte fece, insieme all’amica Ellen Nussey a Burlington, dietro raccomandazione della loro compagna di scuola Mary Taylor, che ci era già stata. Quest’ultima, prima della partenza di Charlotte, le aveva regalato un paio di guanti ricamati con una sorta di mappa di Burlington. Charlotte, poi vi aggiunse alcuni punti di riferimento, come Easton House, o Bessingby Hill, da cui aveva visto per la prima volta il mare.

Serena Partridge, Guanti ricamati di Charlotte Brontë

Ogni oggetto proposto da Partridge sembra ricalcare alla perfezione le esperienze della scrittrice. Per ogni meraviglioso manufatto, Partridge ha creato una didascalia che fungesse da storia reale, da perfetto sfondo storico e personale alla creazione dell’oggetto stesso, per mano di Charlotte. Ma invece no, è stato tutto uno straordinario gesto di finzione artistica, una sorta di gioco di ruolo in cui l’artista ha preso per qualche tempo i panni della scrittrice ottocentesca, riempiendoli di fantasia, più di quanto già non lo fossero. Anzi, la sua intenzione è stata proprio quella di rivelare quanto fosse grande e creativo il piccolo mondo di Charlotte Brontë.

Elena Lago, storica dell’arte

Volete saperne di più degli artisti che si sono ispirati alle sorelle Brontë? Allora non potete perdervi: Pioggia, vento, sole tra le pagine delle sorelle Brontë- Articolo a cura di Elena Lago.