Fratello delle celebri autrici di Jane Eyre, Cime Tempestose, e La Signora di Wildfell Hall, Patrick Branwell Brontë nacque il 26 Giugno 1817, un anno dopo di Charlotte, uno prima di Emily e due prima di Anne. Nonostante il suo nome e la sua vita siano legati a quelli delle sorelle, e sebbene anche lui avesse tentato la strada del successo come scrittore e come pittore, dell’unico figlio maschio della famiglia Brontë si parla sempre molto poco, e nella maggior parte dei casi non delle sue opere ma della sua vita fragile e complessa.

L’essere così poco conosciuto in quanto autore, porta spesso a pensarlo come il “fratello dimenticato” in seno ad una famiglia che ha cresciuto tre figure tanto importanti della letteratura inglese. Sulla base di questo viene quasi spontaneo supporre che le capacità artistiche di Branwell non fossero al pari delle sorelle; eppure, giudizi di questo tipo nei riguardi di un personaggio così oscuro e complicato diventano affrettati ed ingiusti se non se ne conoscono la vita e la personalità, spesso deleteria ed ingombrante. Quando si considerano le capacità di Branwell come scrittore occorre infatti tener conto di diversi elementi tra cui il fatto che, diversamente da quanto accadde con le sorelle, la sua formazione venne impartita esclusivamente dal reverendo Brontë tra le mura domestiche, vertendo principalmente sullo studio del latino, del greco e degli autori classici. A posteriori è difficile stabilire se questo lo abbia effettivamente limitato; ciò che sappiamo per certo però è che, tanto in Patrick Branwell quanto nelle sorelle, ardeva forte un desiderio di emergere come scrittore, e nel suo piccolo sembrò inizialmente riuscirci collaborando sotto pseudonimo con alcuni giornali locali in cui periodicamente pubblicava le sue poesie. Il fatto che le opere di questo giovane fossero spendibili ed apprezzate dal pubblico del tempo ci fa capire che le sue abilità probabilmente non erano poi così mediocri; mancava però qualcosa, e ad un certo punto della sua vita ogni tentativo di raggiungere i propri obiettivi sembrò essere vano e fallimentare. Certamente Branwell aveva una personalità difficile da gestire, e non era dotato della ponderatezza di Charlotte, dell’umiltà di Anne, o della fantasia di Emily, ma ad ostacolare la sua affermazione come artista non fu solo questo.

Forse carico della responsabilità di essere l’unico figlio maschio, oberato dalle aspettative del padre, e senz’altro piegato da una lunga serie di lutti importanti che non riuscirà mai a superare, Branwell iniziò d’un tratto ad avvicinarsi al baratro della dipendenza da alcool, preparandosi a vivere una vita sconsiderata. Da quel momento diventò un peso per la sua famiglia, una frustrazione per gli altri e per sé stesso, iniziando a collezionare sotto gli occhi di tutti una serie di insuccessi. La sua vita interiore e quella in famiglia si fecero sempre più complicate, mentre il suo potenziale di autore venne lentamente disperso tra i fumi dell’alcool e dell’oppio.

Tornando alla definizione di “fratello dimenticato” a cui abbiamo fatto riferimento prima, alla luce di quanto appena detto il termine “dimenticare” appare piuttosto incongruente di fronte ad una figura di questo tipo. Come è possibile “dimenticare” un fratello così ingombrante?

Selene Chilla – Serena Di Battista

Il resto dell’articolo è pubblicato nell’Antologia Brontëana VI, che comprende anche le opere dei partecipanti al Premio De Leo- Brontë 2017, e uno scritto giovanile di Branwell intitolato Il pirata, per la prima volta tradotto in italiano dalla professoressa Maddalena De Leo.

Infine la figura di Branwell viene sviluppata molto bene in To Walk Invisible, lo splendido sceneggiato di Sally Wainwright prodotto dalla BBC e interamente incentrato sulla vita delle sorelle Brontë. Se non l’hai ancora visto non perdertelo: basta un click sul tasto qui sotto per acquistarlo!!!