La passione per la famiglia Brontё ci ha spinte questa estate alla ricerca delle loro tracce lontano dal Parsonage e fuori dall’ Inghilterra. Dopo aver stabilito un piano ed approfondito bene l’argomento, armate di cartina e kway in un freddo pomeriggio di fine agosto, siamo uscite alla scoperta di una città importante per gli studiosi e appassionati Brontёani, che ha lasciato un’ impronta fortissima nei romanzi di Charlotte e dalla quale Emily si è allontanata senza più voltarsi: Bruxelles. Nel 1842 infatti, Charlotte ed Emily Brontё lasciarono Haworth per trasferirsi in Belgio con l’intenzione di studiare le lingue e ricevere un’educazione che le avrebbe preparate adeguatamente all’apertura di una scuola propria.   

Nel Settembre del 1841,  Charlotte chiese in una lettera aiuto economico alla zia Branwell, parlando del progetto della scuola e mostrando la possibilità di studiare a Bruxelles come un’occasione importantissima per la sua buona riuscita; “Forse Papà lo troverà un progetto folle ed ambizioso” scrisse, “ma come si può crescere nel mondo senza ambizione?”. Il reverendo Brontё era un uomo rigido e severo ma anche molto intelligente e dal punto di vista dell’istruzione dei propri figli, le sue vedute erano ampie e in un certo senso piuttosto moderne. Fu così che con il supporto economico di zia Branwell, l’8 febbraio del 1842 le due sorelle accompagnate dal padre e da Mary Taylor, amica di Charlotte che già studiava a Bruxelles, partirono verso il Belgio. I Brontё avevano qualche conoscenza in città, e particolarmente importante per loro fu la famiglia Jenkins. Il reverendo Evan Jenkins era un cappellano Inglese a Bruxelles, e fu proprio sua moglie a consigliare alle due ragazze di stabilirsi nel Pensionnat de demoiselle di Madame Héger, in Rue d’Isabelle.

Della vecchia Bruxelles dell’ ‘800 purtroppo oggi è rimasto ben poco e Rue d’Isabelle non esiste più, ma la nostra passeggiata per le strade di questa bellissima città è iniziata proprio da lì, dal luogo in cui un tempo sorgeva il Pensionnat. Nonostante ci fossimo procurate piantine e vecchie immagini della scuola degli Héger, non è stato facile immaginarla lì, tra quei palazzi sì antichi ma costruiti solo successivamente. E’ stato molto più semplice invece guardarsi intorno ed immaginare le emozioni di due ragazze di venticinque e ventitré anni che così poco avevano visto del mondo, e che si trovavano per la prima volta in un ambiente tanto diverso dalla loro Inghilterra protestante. Scrive Charlotte in Villette: “Mi incamminai, affrettandomi lungo una bellissima strada e attraverso una piazza circondata da case graziose con qua e là il profilo di qualche edificio monumentale: poteva essere un palazzo o una chiesa, non sapevo dirlo.” (Villette, Fazi Editore, pag. 95) La Rue Royal, la Place des Palais, la Place Royal, erano già lì al tempo, e l’emozione alla vista dei maestosi edifici che si erigono in queste zone deve essere stata piuttosto forte.

Particolarmente bello per noi è stato ritrovare in quell’ area i luoghi di Villette, tra i tanti le scalette (seppur non più le originali e anzi, oggi completamente diverse) che portavano al Pensionnat: “Arrivai finalmente a certi gradini vecchi e consunti e, sicura che si trattasse di quelli indicatimi, li discesi.” (Villette, Fazi Editore, pag. 95). Ciò che accadde poi, scendendo quelle scale e bussando alla porta della scuola, ce lo racconta  Charlotte stessa nel suo romanzo: “Una bonne dalla cuffietta elegante mi stava di fronte […]  Un momento dopo mi trovai seduta in un salotto freddo e scintillante, con la stufa di porcellana spenta e il pavimento lucido. […] Trascorse un quarto d’ora. Come pulsava rapida ogni vena del mio corpo! Come mi sentivo gelare e bruciare d’attimo in attimo! Sedevo con gli occhi fissi sulla porta, una grande porta a battenti pieghevoli, dagli ornamenti in rilievo dorato; mi aspettavo di vedere uno di quei battenti muoversi e aprirsi. Ma tutto era silenzioso […] “Lei è ingles?”, domandò una voce al mio fianco. Quasi sobbalzai, così inaspettato era quel suono […] Eppure non mi stava vicino un fantasma né altra creatura spettrale; ma soltanto una donnina dall’aria materna, grassottella, avvolta in un grande scialle con una vestaglia e una cuffia da notte candida e graziosa in testa.” (Villette, Fazi Editore, pag. 96-97) In Villette quella donna era Madame Beck, nella realtà sarebbe stata Claire Zoë Héger, moglie di Constantin Georges Romain Héger, il professore di cui Charlotte si invaghirà durante il soggiorno in Belgio. Apparentemente non c’è menzione delle Brontё in quel luogo ma se si alza lo sguardo, scendendo le scalette di sinistra e camminando fino alla fine della strada,  appesa al muro del palazzo “Bozar” (Palais des Beaux-Arts) si può vedere la famosa targa commemorativa affissa dalla Brontё Society nel 1979, in onore del soggiorno delle due grandi scrittrici a Bruxelles.

Sulla targa si legge:

“Vicino a questo luogo si erigeva il Pensionnat Héger presso il quale le scrittrici Charlotte ed Emily Brontё studiarono nel 1842-43. Questa targa commemorativa è stata qui affissa dalla Brontё Society per gentile concessione del Palais Des Beaux-Arts/ Paleis Voor Schone Kunsten il 28-9-79”

Selene e Serena

Se volete saperne di più sull’esperienza di Charlotte a Bruxelles, leggete anche questo articolo che riguarda la sua confessione a Santa Gudula: Dalla Finestra: sui passi di Charlotte a Bruxelles