Il film (corrispondente in italiano a ‘La voce nella tempesta’), realizzato a Hollywood in bianco e nero da Samuel Goldwin nel 1939 e la cui regia e’ firmata da William Wyler, è quello che, in verità, ha riscattato nel ventesimo secolo le sorti del romanzo di Emily Brontë creandone il mito. In esso la dura tragedia è vividamente incisa, il ritmo è un passo cadenzato, con molte sequenze dedicate a sviluppare le reazioni psicologiche dei personaggi, la regia, lenta e deliberata, accentua i caratteri tragici dell’opera.

Il grandissimo successo ottenuto in America fu seguito da quello nostrano, quando il film uscì in Italia nel 1941. Si disse che il merito maggiore della regia di Wyler fosse quello di aver creato una fusione perfetta e una consequenzialità tra il paesaggio e i suoi abitatori.

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Nel film infatti è come se l’aria di quelle rocce, di quella brughiera, sia sul volto di tutti i personaggi. Ma è soprattutto la coppia di protagonisti, Laurence Olivier e Merle Oberon, immersi in un’estasi sognante, ad aver creato il mito del romanzo della Brontë e quindi di questo film. Essi risultano l’incarnazione perfetta dei tormentati personaggi creati dall’ autrice del romanzo e ancora oggi al di sopra di ogni elogio.

In particolare Laurence Olivier riesce nel volto a raggiungere momenti di espressione altissima negativa e positiva allo stesso tempo, rendendo con forza eccezionale il carattere diabolicamente titanico del ‘bel tenebroso’. Indimenticabile è la scena finale in cui Heathcliff -Olivier conduce a braccia presso la finestra la Cathy-Oberon vestita di bianco perché veda un’ultima volta l’amata brughiera prima di morire.

A questa versione cinematografica ne sono seguite altre nel ventesimo secolo e anche nel ventunesimo (quella del 1970 con Timothy Dalton e Ann Calder Marshall, quella completa del 1992 con Ralph Finnes e Juliette Binoche, quella del 2011 per la regia di Andrea Arnold, senza contare quelle televisive della BBC e della ITV e la versione imminente in uscita per il bicentenario della nascita di Emily Brontë) ma il film del ’39, anche se apparentemente tronco (si ferma infatti solo alla morte della prima Catherine), rimane comunque il più ricordato e quello che ha fatto sognare per anni generazioni di spettatori di tutto il mondo.

Maddalena De Leo

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